Pubblicato da: Storm | 22 gennaio 2011

La Scala di Vetro Vermiglio

 

Quando le intermittenze scalpitano. Quando le attese straziano ed i momenti fuggono. Quando per me, vivi.

Il verde è sempre più sedante e narcotizzante del rosso. M’invita ad entrare, a cibarmi della Tua esistenza come se il tempo non avesse sentenziato su ogni mia azione, ogni mio respiro. M’avvolgo di questi attimi così controversi ed inebrianti, queste ossimoriche frazioni di secondo nelle quali Ti sento ancora.

Tuttavia il verde, color speranza, cede rapido il passo al rosso. Rosso ostinato, insanguinato, frastagliato da rocce laviche. Un rosso frenetico, acciecante. L’alt che imponi con la noncuranza di sempre.

E mi costringo a brusche frenate, a scie sull’asfalto, al rinsavimento dell’Io. Ingabbio la me selvatica che ambisce alla fuga dal recinto, recidendo ogni briglia possibile, solo per un ultimo scambio d’esistenze. Proprio come un amore estirpato, io sento lentamente le mie radici staccarsi da Te. Prendere il largo verso la desolazione di nuovi suoli intrisi di dolore.

Esausta, prediligo invece il confino, sulla mia scala di vetro vermiglio. Mi occorrono molti passi per afferrare i pioli su cui tu stazioni inerme. Necessito di tempo, violazioni dell’animo, speranza bruciante e timore. Tuttavia, l’approdo alla tua riva è tanto inevitabile quanto l’abbattersi di un’onda sulla spiaggia.

Repentini, i rintocchi stuprano i miei timpani. E mi rendo conto che necessito di molti più passi, ora, per realizzare la tua esistenza fittizia dissolta nell’ombra. Salgo e scalo, scivolo e ricreo infine i tasselli mancanti, scalfiti o erosi nell’ascesa. Il rosso, ciononostante, non svanisce mai. Tinge le mie iridi e assedia il mio cuore. Mi riduce a trincea spinata. Ed a volte non riesco più a contenere, il rancore dei fantasmi passati.

Quando l’amore getta l’ancora nel tuo cuore, a nulla varranno gli sforzi, non salperà più. Anche se la nave dovesse affondare o svanire nel nulla, un qualsiasi frammento di quel relitto costruirà dentro te la sua abitazione. E non è necessario il previo consenso. Non si può imporre all’ancora di disincagliarsi, si può solo sperare che si areni in un luogo dove il dolore causato si riveli meno intenso. Dove il sangue sottratto possa produrre solo una lieve anestesia. Dove le fitte si propaghino rapide o siedano latenti.

Quest’ancora per me sei Tu. E so, che, a dispetto del rosso che incauta m’imponi, non sarò mai in grado, d’estrarre la spina che hai conficcato nel mio cuore.


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